venerdì 22 aprile 2016

recensione: A COURT OF THORNS AND ROSES

A COURT OF THORNS AND ROSES
SARAH J. MAAS
 ◢ saga a court of thorns and roses #1
 ◢ pagine 416  inedito 



TRAMA
Quando la cacciatrice diciannovenne Feyre uccide un lupo nella foresta, una creatura simile a una Bestia si presenta alla sua porta per richiedere una retribuzione. Trascinata in una terra magica e insidiosa, che lei conosce solo tramite le leggende, Feyre scopre che il suo rapitore non è un animale, ma Tamlin, uno dei più letali tra le fate immortali che un tempo governavano il suo mondo. Mentre risiede alla sua tenuta, i suoi sentimenti per Tamlin mutano da una fredda ostilità a una intenta passione che infiamma a ogni bugia e avvertimento raccontatele riguardo il bellissimo, pericoloso mondo dei Fae. Ma un'antica, maligna ombra cresce sulla terra delle fate, e Feyre deve trovare un modo per fermarla... o condannare Tamlin - e il suo mondo - per sempre.

RECENSIONE
Questa sarà una recensione difficile.
Sarah J. Maas è un'autrice che mi aveva stregato con la meravigliosa saga de Il Trono di Ghiaccio, serie in cui seguivamo le rocambolesche vicende di Celaena Sardothied, la più letale assassina del regno, e mi aveva conquistato con la sua gioia e la sua contagiosa simpatia.
Ero sicura che A Court of Thorns and Roses sarebbe slittato in cima alla lista dei miei libri preferiti, considerato anche che tutti ne sono innamorati, ma purtroppo, per citare un grandissimo film, pensavo fosse amore invece era un calesse.
Come al solito, andiamo per gradi.
Feyre vive in un mondo molto particolare, un mondo in cui un tempo uomini e creature fatate convivevano. In seguito a una sanguinaria guerra, il territorio di Prythian è stato fisicamente diviso da un muro invisibile, e divisi sono stati i Fae dagli uomini.
La nostra giovane protagonista abita al confine tra le due terre, in una poverissima casa assieme al padre zoppo e alle due sorelle maggiori. Per poter sopravvivere, Feyre è ridotta ad avventurarsi nei pericolosi boschi e cacciare dalla tenera adolescenza, riuscendo da sola e a stento a far sopravvivere lei e la sua famiglia.
Una sventurata sera d'inverno, si imbatte in una solitaria cerva e in un lupo, e sarà costretta a uccidere quest'ultimo per poter assicurare una cena alla sua famiglia.
La successiva sera, un mostruoso essere si presenterà alla sua porta e le svelerà che il lupo da lei ucciso era in realtà un Fae e che, secondo i termini di un Accordo stipulato tra uomini ed esseri fatati al termine della guerra di secoli prima, lei deve ripagare la vita sottratta offrendo la sua vita in cambio, vivendo il resto dei suoi giorni presso la Corte di Primavera, nel regno fatato.
Qui, Feyre scoprirà che la bestia che l'ha rapita è Tamlin, il Signore della Corte, un uomo la cui conturbate bellezza è celata da una maschera che, a causa di un tremendo maleficio, né lui né i suoi sudditi possono più rimuovere, e, ovviamente, verrà a conoscenza di forze misteriose che sono irrimediabilmente intrecciate col suo destino.

Sembra stupendo!
Con queste premesse, mi aspettavo una storia magnifica come poche.
Ci sono state molte cose che mi hanno fatto storcere il naso, durante la lettura di ACOTAR.
Innanzitutto, le motivazioni dei personaggi e le incongruenze di trama.
Il romanzo ci è stato presentato come un retelling de La Bella e la Bestia, quindi sappiamo perfettamente che Feyre è la chiave per poter spezzare la maledizione di Tamlin.
Il problema è che, in un retelling della fiaba della bella e della bestia, ci si aspetta di trovare un personaggio che incarni fisicamente la bestia.
(Perchè il messaggio della fiaba è riuscire ad amare una persona oltre le apparenze, non per dire.)
Tamlin ci viene descritto come alto, aitante, biondo, abbronzato, con i pettorali in bella vista e gli occhi verde scintillanti, e oltre alla discussa maschera che è obbligato ad indossare, non ha le fattezze di una bestia, dunque, dove sta la difficoltà?
Questa maledizione non sembra poi così complicata da spezzare!
La classica figura della Bestia non prevedeva solo un aspetto mostruoso, ma iniziali modi rudi e scontrosi, sintomo di una profonda caratterizzazione del suo personaggio; un uomo incastrato in un corpo che non gli appartiene, che assume sembianze animalesche, e che riflette nei suoi comportamenti quello che gli altri e lui stesso vedono esternamente, smettendo di essere un uomo e iniziando ad essere in tutto e per tutto una bestia.
Insomma, la Bestia è un personaggio complicato e tormentato, un outcast paradossalmente conforme all'idea sociale che non solo si ha di lui, ma che ci si aspetta da lui.
Tutta la battaglia interiore della Bestia viene completamente a mancare in ACOTAR nella figura di Tamlin, non solo perchè lui è un adone, ma perchè per tutto il romanzo tratta Feyre come una regina nel suo palazzo, ripetendole che lei è al sicuro ma chee non è assolutamente una schiava, bensì un'ospite.
E ciò mi porta a un'altra incongruenza del romanzo, il fatto che tutti, TUTTI, trattino Feyre come una principessa.
Al suo arrivo nella Corte di Primavera, mi aspettavo come minimo che Feyre fosse gettata nelle segrete a patire la fame e ad agognare la luce del sole, invece le viene offerta una lussuosa camera, una cameriera personale, quanti più pasti può mangiare ed è assolutamente e totalmente libera non solo di fare tutto ciò che vuole, ma di andare dove vuole.
L'insensatezza di questa cosa ci viene spiegata solo a un centinaio di pagine dalla fine, e Feyre, per tutta la durata della sua permanenza alla corte, non si interroga mai sul perchè questi essere fatati la stiano trattando con tanto garbo, nonostante lei avesse ucciso a sangue freddo un loro amico, nonostante lei sia un'umana nel regno delle fate.

 Questa recensione mi sta svenando.

Per circa il 60-70% del romanzo, non succede niente, a parte un paio di episodi sgradevoli, e la cosa mi ha snervato non poco.
Ho impiegato un'eternità per riuscire a concludere la storia, era diventata una sorta di peso sulla coscienza, non solo non succedeva nulla, ma le cose che succedevano erano dimenticabili e il cast di personaggi sempre più piatto e bidimensionale.
Verso la fine del libro, la Maas ci butta addosso tutte le informazioni, fa succedere un tripudio di cose, e ci manda in escandescenza.

Sarah intorno all'ultimo 30% del romanzo

Sebbene da una parte fossi contenta che la storia ingranasse e che ci fossero altri personaggi ad animare la scena, da un'altra parte ero profondamente seccata con l'autrice per la pessima gestione degli spazi, e perchè era stata costretta a ridurre e riassumere interi mesi della vita di Feyre per poter probabilmente rientrare nel numero di battute.
Insomma, c'erano circa trecento pagine strapiene del nulla più totale, un paio di cose le potevi disporre anche lì, Sarah!
Non voglio soffermarmi sull'intreccio amoroso perchè... che ve lo dico a fare, ma voglio spendere un paio di parole carucce sul background.
Il panorama di Prythian poteva essere evocativo e incantevole, ma perde molto del suo fascino in quanto la Maas non lo descrive con la necessaria minuziosità e non avrebbe nemmeno avuto tempo e modo di farlo, dato che fino al 70% del libro non succede praticamente niente e Feyre si sposta rare volte dalla magione di Tamlin. E' un peccato perchè, conoscendo le abilità dell'autrice, e avendo avuto un minimo scorcio del mondo fatato, sono sicura che con il giusto spazio, la Maas avrebbe potuto mostrarci un mondo unico e peculiare.
In conclusione, A Court of Thorns and Roses è un romanzo che ho faticato a digerire, con pochissimi elementi positivi e parecchi difetti e che riesco a consigliare solo agli estremi romantici. Penso che, prima o poi - più poi che prima - leggerò il secondo romanzo, in uscita degli States questo Maggio, sperando di riuscire a ricredermi su questa storia, consapevole delle capacità di Sarah J. Maas, che rimane un'autrice straordinaria ai miei occhi, nonostante questo sia stato, a mio avviso, il suo libro meno gradito - e gradevole -.

voto 2 peperoni.


effy.

ora come ora, una pizza sarebbe proprio quello che mi serve.

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